domenica 2 novembre 2008

TROPPI "CARI" MAESTRI!!!

Vorrei esprimere alcune semplici riflessioni riguardanti l'art. 4 del decreto legislativon.137, con il quale di fatto si introduce la figura del maestro unico nella Scuola Primaria per 24 ore settimanali. Ho seguito negli ultimi tempi tutti gli appuntamenti giornalistici e televisivi che si sono occupati della questione, ma che l'hanno, a mio avviso, trattata solo marginalmente, ignorando come la maggior parte dei nostri politici che cosa sarà il maestro unico o meglio che cosa sono i maestri del modulo, da dove sono venuti e che cosa hanno prodotto in questi quasi 30 anni di scuola. I moduli nascono dopo la sperimentazione dei programmi dell'85, emanati dopo circa 30 anni dai programmi del 1955, quelli tanto cari alla cultura del maestro unico. I programmi dell'85, elaborati dalle migliori menti del settore, ponevano in campo la necessità di fornire ai bambini gli strumenti culturali necessari per governare la complessità della società. Il maestro unico risultava dunque obsoleto, perchè era inadeguata la sua azione didattica che poneva al centro l'insegnamento e non l'apprendimento, l'insegnante anchè l'alunno! Ho ascoltato molti nostalgici evocare la figura del maestro unico, non ricordando però che quel maestro adottava metodi e contenuti "direttivi"( bacchetta, altri sistemi di punizione corporale) e il loro insegnamento doveva rispondere a tre esigenze di istruzione: scrivere, leggere e far di conto. Al tempo del maestro unico esisteva un tipo di società in ripresa dalle rovine della guerra e con un alto tasso di analfabetismo. I genitori di allora erano perciò sensubili a questa scolarizzazione, vedevano nella figura del maestro l'autorità sociale e culturale. Le cose oggi non stanno così...i genitori sono persone culturalmente attrezzate, a volte assenti dal loro compito educativo, a volte impropriamente presenti e i figli sono iperstimolati, iperprogrammati, iperattivi, iperprotetti. I maestri del modulo lavorano in questa realtà culturale e sociale, non sempre gratificante per chi esercita la propria professione con serietà e nella convizione di offrire un bene sociale inestimabile, ma forse non tanto visibile in una società dell'apparenza e dell'inconsistenza. Il loro fine è formare individui capaci di ragionare, di vedere la realtà da più punti di vista in maniera critica e dialettica. Ad esempio, la matematica che oggi si insegna a scuola non è certo quella che ho imparato io....I bambini oggi usano i linguaggi della logica, della costruzione geometrica, della costruzione decimale del numero, ecc..Con questo non voglio dire che tutto va bene, che il modulo sia l'unico modo per organizzare la scuola, ma voglio sottolineare che il lavoro dell'insegnante elementare è il lavoro della "base" e perciò va affrontato seriamente, non risolto a mezzo di decreto. Quello che mi colpisce di più è l'assenza del mondo pedagogico, che può aiutarci a capire dove stiamo andando e che cosa salvare delle nostre esperienze passate, per costruire un migliore futuro per i nostri figli. Vorrei che le ragioni di chi vive veramente la scuola venissero veramente ascoltate, ma so già che ni toccherà sperimentare ed inventarmi un modo di essere"unica" insegnante in un esercito di bambini fino a 30 per classe. Potrò dare loro quello che attualmente mi impegno a dare ogni giorno nelle due classi parallele in cui insegno matematica, tecnologia e informatica, scienze motoria? Potrò concedere ai miei alunni la necessaria attenzione alle loro conoscenze, alle loro aspettative, ai loro bisogni formativi? Potrò occuparmi di quei bambini problematici, di quelli in svantaggio, di quelli con diversi ritmi e tempi di apprendimento? Pultroppo non ho energie da rambo!! So già che farò la mia lezione "dall'alto", con la convinzione che alcuni, già fortunati, capiranno e altri resteranno muti, ciechi e sordi perchè non ci sarà nessuno ad ascoltarli, a vederli e a parlargli!!
Una "cara" maestra

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